lavorazione tessuti 16 Aprile 2020

La nobilitazione e il finissaggio tessile permettono di conferire ai tessuti particolari caratteristiche fisiche e chimiche, che li rendono più adatti al loro impiego sul mercato finale.
Alcuni di questi trattamenti hanno risultati ben visibili, come per esempio la tintura, ma in molti casi i benefici sono più prestazionali che estetici e permettono di rispondere alle esigenze di molti campi d’applicazione, da quelli più quotidiani a quelli più tecnici e professionali.
Ma è proprio il processo di tintura il momento più adatto per intervenire su alcune delle caratteristiche meno visibili di un tessuto: quando il materiale tessile viene immerso nei bagni di colore per far sì che i coloranti si leghino alle fibre, si possono al contempo creare legami con altre sostanze che conferiscono proprietà aggiuntive, come per esempio quella antibatterica.
I trattamenti antibatterici hanno un ruolo molto importante nell’abbigliamento che indossiamo tutti i giorni.
Bisogna ricordare che siamo circondati da batteri e alcuni vivono stabilmente sul nostro corpo o perfino al suo interno: tuttavia, solo una percentuale minima sono realmente dannosi o pericolosi per noi; ciò non toglie che la loro presenza possa creare alcuni fastidi, come il cattivo odore.
Di per sé il nostro sudore non ha odore, ma l’azione dei batteri cambia le carte in tavola: le sostanze emesse dalle nostre ghiandole e la temperatura del nostro corpo offrono le condizioni ideali per la crescita di colonie batteriche, che si ‘cibano’ delle nostre secrezioni e il risultato dei loro processi sono sostanze maleodoranti.
Per contenere gli effetti sgradevoli di questa situazione, sono disponibili diverse sostanze batteriostatiche, ovvero che inibiscono la riproduzione dei batteri, mantenendo così costante il loro numero senza eliminarli. La scelta di ricorrere a questo tipo di soluzioni piuttosto che a una battericida è dettata da una precisa normativa, che tiene in considerazione i danni che potrebbe avere l’azione antibiotica indiscriminata sul nostro organismo e i rischi dello sviluppo di resistenze da parte dei batteri.
L’esempio più evidente di azione batteriostatica è il deodorante, ma si può limitarne in primo luogo l’impiego trattando adeguatamente gli abiti che indossiamo. Sono diverse le sostanze (dette anche antimicrobiche) impiegate dall’industria tessile a questo scopo e comprendono ammonio quaternario, ioni d’argento, PHMB e triclosano.
L’efficacia di questi principi attivi variano in base alla tecnica impiegata per legarle alle fibre e alle modalità di preparazione dei composti, risultando in gradi di performance e durata differenti. La valutazione dell’effettiva efficacia del trattamento può essere condotta in laboratorio attraverso test che confrontano colture batteriche esposte a diverse modalità di applicazione batteriostatica, idealmente condotti da istituti accreditati che operano in accordo a standard internazionali come l’ISO.
I trattamenti antibatterici sono impiegati soprattutto per l’abbigliamento sportivo, i camici medici e alimentari, intimo e abbigliamento per bambini e anziani. In particolare, la certificazione OEKO-TEX Standard 100 di Classe I attesta che un capo di vestiario è adatto al contatto diretto con la pelle di un neonato, dimostrando così il rispetto di precisi criteri di asetticità e umano-ecologici.
Texcene può effettuare trattamenti antibatterici sui tessuti durante i processi di nobilitazione e la qualità del lavoro è attestata da OEKO-TEX: scopri di più contattandoci.