industria-tessile 29 Maggio 2019

Una delle sfide maggiori con cui il settore tessile italiano (e globale) deve costantemente fare i conti è quella dell’ecosostenibilità: i processi di tintura, finissaggio, nobilitazione e candeggio sono per loro natura dei trattamenti chimici che utilizzano grandi quantità di acqua, perciò bisogna valutare attentamente le ripercussioni che possono avere sull’ambiente.
D’altra parte, non si può rinunciare al comparto della nobilitazione, che gioca un ruolo fondamentale nella filiera del tessile: la qualità dei capi di abbigliamento e degli altri tessuti che troviamo sugli scaffali dei negozi dipende moltissimo proprio da questa fase della loro lavorazione. Non si parla solo di tintura infatti: la nobilitazione va anche ad agire sulle sensazioni tattili della superficie dei tessuti, sulla loro capacità di resistenza a particolari fattori (anti-strappo, idrorepellenza, protezione da UV,…), sulle loro proprietà fisiche (elasticità) ed estetiche (effetto slavato, satinato,…).
Per conciliare le esigenze ambientali con quelle commerciali, il settore tessile investe ogni anno molti soldi in ricerca e innovazione per migliorare la qualità dei processi e al contempo diminuire l’impatto che hanno sull’ambiente.
Recentemente un’azienda olandese ha sviluppato una tecnologia innovativa ed ecologica per tingere i tessuti, quasi azzerando l’impatto ambientale di questo processo. Ma come viene ottenuto questo risultato incredibile?
Il macchinario per la tintura utilizza anidride carbonica pressurizzata per il trasferimento dei pigmenti e delle sostanze colorate, sostituendo l’acqua: la particolare struttura chimica del vettore permette alle tinte di penetrare a fondo nel tessuto e di legarsi con le fibre in poco tempo, permettendo di risparmiare 32 milioni di litri d’acqua all’anno, ridurre l’utilizzo di agenti chimici di circa 170 tonnellate e diminuire i consumi energetici, trattandosi di un processo più rapido rispetto ai tradizionali metodi di tintura.
Inoltre, la particolare struttura del macchinario, che è a tutti gli effetti un sistema chiuso, permette di riciclare quasi la totalità dell’anidride carbonica utilizzata per poi essere impiegata in successivi trattamenti.
Si tratta tuttavia di una tecnologia ancora in fase di sviluppo e diffusione, che ha certamente attirato l’attenzione dell’industria tessile, ma che avrà bisogno ancora di qualche anno prima di maturare completamente: è sicuro che, se adottata globalmente, cambierà drasticamente il settore, in meglio.
Oggi invece cosa possiamo fare?
Le aziende tessili italiane, tra cui anche Texcene, si impegnano quotidianamente per rendere più ecosostenibili tutti i processi svolti mantenendo sempre gli elevati standard di eccellenza del Made in Italy. Tra le iniziative intraprese da Texcene c’è l’adesione alla Campagna Detox di Greenpeace, che ha portato l’azienda bergamasca a eliminare l’uso di una serie di sostanze chimiche giudicate pericolose e che tutt’ora molte imprese nel mondo continuano a usare: l’iniziativa di Greenpeace ha proprio lo scopo di sensibilizzare maggiormente il settore e rimuoverle completamente dalla Moda un’azienda alla volta.
Texcene tutela l’ambiente anche attraverso un uso consapevole delle risorse: lo stabilimento di oltre 20mila metri quadri è alimentato da fonti energetiche rinnovabili (solare, idroelettrico, termico) e utilizza depuratori delle acque e impianti di abbattimento di fumi per ridurre le emissioni potenzialmente nocive.
Qualità della nobilitazione e rispetto dell’ambiente sono i principi che guidano ogni lavorazione di Texcene, ottenendo risultati d’eccellenza ed ecosostenibili. Scopri di più contattandoci.